Nikab, il fabbro

Quest'anno l'inverno arriverà presto e sarà molto freddo. Le chiome delle betulle si sono già rivestite di quel tipico colore dorato e poco oltre, sotto le vecchie querce, alcuni scoiattoli sono indaffarati a cercare ghiande. Nel villaggio regna una relativa calma. Attorno alle capanne le donne stanno raccogliendo scorte di cibo, mentre gli uomini si dedicano alla carne da essiccare.
La sacerdotessa è seduta accanto alla sacra stele ad osservare l'ombra della pietra. Aspetta che la divinità solare raggiunga il suo punto massimo per marcare con un bastoncino l'estremità dell'ombra della stele; dal confronto della posizione dei vari bastoncini conficcati nel terreno nei giorni precedenti, le sarà così possibile prevedere l'arrivo dell'inverno.
Dalla sua grande capanna esce Haran, il capo clan, e al suono di un tamburo chiama a riunione i saggi e la sacerdotessa. È ora di organizzare il grande baratto.
Il sole è già tramontato quando la riunione sta per concludersi. Haran, dopo aver ascoltato l'opinione di tutti, decide quali saranno le tribù da raggiungere e quanti gruppi partiranno. Questa volta un gruppo si dirigerà verso gli alti monti per scambiare due gerle di farro con pietre di rame e un gruppo, il più numeroso, trasporterà pelli d'orso al Grande Lago, dove le tribù della Grande pianura potranno offrire in cambio alcune sacre conchiglie e pietre di selce, indispensabili per preparare frecce e coltelli.
Quando arriva il momento di formare i gruppi, la sacerdotessa fa il tuo nome e propone di affiancarti come compagno di viaggio un giovane con cui non sei mai andato d'accordo. "A te, Nikab, potrei affidare i quattro amuleti di marmo da consegnare ai potenti sciamani del nord, mentre Barrik, che è più giovane, potrebbe trasportare il sacco di farro più pesante".
Ti alzi di scatto. Non vuoi assolutamente che sia proprio lui ad accompagnarti! è troppo legato alla bevanda dei funghi rossi e spesso ne beve in abbondanza. La discussione si fa di colpo vivace e interviene Galk, papà di Barrik: "è falso ciò che racconti. Mio figlio è il cacciatore più forte del villaggio e non ha mai bevuto la bevanda rossa. Se deve affrontare la realtà, sa farlo con coraggio!"
La situazione si fa delicata. Come preferisci proseguire?
Ti rivolgi direttamente ad Haran. Barrik sarà anche il cacciatore più coraggioso, ma se ha bevuto in abbondanza perde il controllo di sè. In questo caso potrebbe raccontare a sconosciuti dov'è l'area dei nostri forni di fusione?. Chiedi alla sacerdotessa di fare un'altra proposta.
Fai notare che il giovane non ha mai percorso il Sentiero del rame e che non sa neppure lontanamente cosa significhi trovarsi in alta montagna, nel bel mezzo di una tormenta di neve!
Preferisci riflettere prima di dare una risposta impulsiva. In verità Barrik potrebbe esserti molto utile nel viaggio di ritorno, quando gli zaini saranno stracarichi di oggetti barattati o ricevuti in dono. Le pietre poi hanno un peso non indifferente per un uomo della tua età.

Dallo sguardo severo di Haran capisci subito che la risposta è negativa. Dovrai affrontare il viaggio in compagnia di Barrik!
Dopo lunghi preparativi, alle prime luci del terzo giorno abbandonate il villaggio con il vostro pesante carico. Il sentiero si fa subito ripido e il cammino prosegue nel più assoluto silenzio. Quando siete giunti ad alta quota, appena oltre il limite dei larici secolari, vi fermate a riposare e ad osservare la piccola lingua di neve che scende lungo il canalone sul versante opposto. Si notano diverse impronte del passaggio di cacciatori e di pastori con greggi al seguito.
Anche se il tempo si mantiene sereno, conviene riprendere la salita prima che il sacro astro si nasconda dietro le montagne. Al Valico vi attende un rifugio naturale, molto curato dai cacciatori che in più occasioni portano dei tronchi e del fogliame da appoggiare alle pareti di pietra e formare una tettoia.
Il giorno seguente il percorso si fa in discesa e attraversa per un breve tratto il ghiacciaio. Il passo si fa più attento e il giovane, forse per allontanare la paura del momento, inizia a parlare della sua infanzia e dei suoi problemi, svelandoti così un aspetto diverso dal ragazzo spavaldo e ubriacone che conosci. Quando raggiungete il villaggio del Clan del nord, siete accolti con gesti di amicizia e vi sentite subito a vostro agio.
Un giorno Tesek, il fabbro, ti mostra uno strano attrezzo, molto piccolo, che suscita la tua curiosità perché non hai mai visto nulla del genere. A differenza di un pugnale, ha un'estremità arrotondata con una punta di osso che sporge e serve per lavorare la selce in modo molto più preciso rispetto al metodo di percussione. Tesek dice di averlo ricevuto da un cacciatore delle pianure fredde e quando ti fa vedere come funziona, rimani sbalordito: in pochi istanti si riesce a trasformare una scheggia di selce in una punta di freccia appuntita perfettamente funzionante e senza rischi di romperla come accade spesso con il metodo della percussione! È incredibile come sia diventato semplice ora affilare punte o lame di pugnali! Sei così meravigliato che già pensi agli enormi sviluppi se solo riuscissi a portare l'oggetto con te a sud dei monti dove è del tutto sconosciuto.

Cerchi Barrik e gli racconti del meraviglioso strumento e del grande affare che stai per concludere, ma la sua risposta è tutt'altro che favorevole. "Non puoi venire meno alla parola data alla sacerdotessa, - dice - perché l'amuleto spetta ad uno sciamano!" Ti rendi conto che una discussione non porterebbe a nulla e cominci a studiare un'azione alternativa.
Torni da Tesek e gli chiedi se ti può prestare l'attrezzo per provarlo con la promessa di riportarglielo poco dopo. Ma al tramonto del sole, senza che nessuno se ne accorga, abbandoni il villaggio con l'oggetto nascosto nel marsupio. Ti senti abbastanza tranquillo perché nessuno ti ha notato.
Quando arrivi su uno sperone di roccia da dove hai una panoramica sull'intera valle e sul piccolo villaggio, noti tra le capanne una certa agitazione. Uomini che corrono, donne che lanciano forti richiami, bimbi che si nascondono. Lo sguardo ti cade su un gruppo di persone radunate attorno ad un albero.
Osservi meglio. Non vorresti sbagliare ma ti sembra che ci sia un uomo legato alla pianta: è Barrik!
Quando oramai stanno per apparire le prime stelle e la luna illumina l'immensa lastra di ghiaccio, tenti l'attraversamento. Devi stare attento perché il ghiaccio ora è estremamente scivoloso. Ad un tratto il piede perde la presa e scivoli lungo il pendio ghiacciato. Non riesci a fermarti e senti forti dolori procurati dalle pietre appuntite che penetrano nella pelle come lame di coltello. Uno spuntone di roccia ferma la caduta, ma l'impatto è violentissimo. Cerchi di muoverti, ma i dolori alle costole sono troppo forti.
Passano lunghi minuti... Gli occhi si chiudono... La Signora della Vita si prepara ad accoglierti. Una strana sensazione di pace e di tranquillità assorbe l'ultimo pensiero.
Galk si alza con sguardo minaccioso e sta per avvicinarsi, quando interviene Haran. "La sacerdotessa ha parlato e Barrik sarà il tuo compagno di viaggio! - esclama con una certa irritazione - È un guerriero coraggioso e saprà esserti di grande aiuto! Ha ancora molto da imparare, ma proprio per questo motivo la tua esperienza può essergli utile."
Abbandoni la riunione infuriato. Poco dopo Barrik, informato dal padre di quanto accaduto, ti raggiunge e ti assicura che mai e poi mai durante il viaggio ti darà fastidio.
Partite all'alba. Dopo un'ora di cammino, affrontate il ripido sentiero che vi porta ad alta quota. Quando state per lasciare il limite estremo del bosco, Barrik si ferma. Annusa l'aria. Percepisce la presenza di lupi.
Un branco sta per avvicinarsi! Bisogna cercare subito un riparo. Posate le gerle, vi nascondete dietro ad alcuni grandi massi e armate gli archi. Il primo ad assalirvi è il capobranco, seguito da almeno cinque bestie. Barrik cade, cerchi di difenderlo, ma due lupi ti addentano la gamba. Riesci a liberartene a colpi d'ascia.

Gli animali non ti inseguono. Raggiungi a fatica il ruscello che scorre a poca distanza lungo la valle e finalmente puoi lavare le ferite.
L'acqua brucia come se fossero gocce incandescenti, ma devi resistere al dolore perché è l'unico modo di evitare infezioni. Dopo aver ricoperto le ferite con un po' di fango mescolato alla polvere medica, ti senti meglio. Lo scorrere tranquillo del ruscello e i caldi raggi di sole ti portano a chiudere gli occhi.
Ti svegli poco dopo e il pensiero corre subito a Barrik. Che fine avrà fatto?
Al tramonto ti trovi già ad alta quota. Il cielo si è però rannuvolato. Si scatena una fittissima pioggia, accompagnata da tuoni e fulmini. Come unico riparo c'è solo un larice solitario che sembra in tua attesa. All'improvviso una luce abbagliante ti colpisce. Un dolore fittissimo ti prende al cuore. Non sei neppure riuscito a sentire il potente tuono che ha rotto il cupo silenzio della valle. La Signora della Vita ti attende.
Prima del tramonto raggiungete uno dei rifugi disseminati lungo il sentiero, al limite estremo del bosco.
La piccola costruzione non ha finestre, ha un ingresso rivolto verso est in modo da evitare i venti freddi e permette un comodo giaciglio per due persone. Di solito è occupata da alcuni pastori, ma questo non è il periodo dei pascoli primaverili perché le pecore si sono trasferite a quote più alte.
Mentre Barrik prepara il giaciglio, decidi di andare ad esplorare i dintorni.
Un fitto dolore ti prende al polso. Sei stato morso da una vipera! Si vedono bene i due forellini.
Alle tue grida di aiuto, Barrik accorre e vedendo come drammatica può essere la situazione, ti solleva sulle spalle e comincia a scendere a valle. Il percorso è lungo e molto faticoso. Nonostante la forte tempra del giovane, il passo si fa sempre più lento perché portare una persona sulle spalle lungo un ripido sentiero di montagna dopo un po' diventa un'impresa ardua.
Barrik si ferma per riposare. Osserva il tuo viso. È freddo. Non respiri più. La Signora della Vita ti ha già accolto nel suo mondo.
Il giorno dopo Barrik ti attende sulla soglia della capanna. Ha già lo zaino pronto per partire e appena arrivi, osserva i piccoli dischi di marmo legati al polso. "Cosa sono?", chiede con curiosità.
"Sono i dischi sacri che la sacerdotessa mi ha consegnato per gli sciamani del nord. Il loro potere è straordinario; chi ne indossa uno sarà protetto dall'entità del male e in caso di morte lo spirito del defunto passa attraverso il Foro dell'anima e raggiunge Madre Natura per diventare energia vitale."
"Ma allora i fori che si trovano sulle tombe degli sciamani sono stati fatti proprio per permettere alla loro anima di uscire!" -esclama con meraviglia Barrik. "Certo. Non solo per uscire, ma anche per rientrare e portare al villaggio protezione e forza spirituale. Se un giorno ti recherai nella grande valle, là dove il fiume compie un'ampia curva, troverai un prato verde con quattro menhir. Poco distante noterai il sentiero che porta alla tomba della sacerdotessa Celia. Pensa che la piastra laterale ha un Foro dell'anima attraverso cui una volta all'anno penetra il raggio solare a illuminare il suo corpo."
Dopo due lune di faticoso cammino, raggiungete l'ultimo rifugio sul Sentiero del rame a poca distanza dal ghiacciaio. Il cielo si copre di pesanti nubi. Al riparo dai venti freddi d'alta quota, riuscite a dormire per un po'. Il sonno è interrotto da pensieri e ricordi di terribili disgrazie accadute agli amici morti proprio là, a poca distanza, sul ghiacciaio.
Quando il mattino seguente uscite dal capanno, il cielo si presenta sgombro di nuvole. "Vedi? Il sacro astro solare ci protegge. Ha cacciato tutte le nubi della notte." A sentire queste parole, il giovane sembra riprendere il cammino con maggior energia.
In poco tempo vi trovate ad attraversare il breve tratto di ghiaccio. Le scarpe di paglia si bagnano subito, ma per fortuna il sentiero è ben battuto per il frequente passaggio dei cacciatori e dei pastori. Di tanto in tanto piccoli mucchi di sassi raccolti in ordine uno sopra l'altro stanno ad indicare la giusta via da seguire. Le pietre sono state accumulate dai pastori durante la transumanza e in caso di maltempo o di abbondanti nevicate possono essere molto utili a chi percorre il sentiero perché indicano la giusta via.
All'improvviso si ode un boato. Dalla cima della montagna si è staccata un'enorme valanga che in poco tempo vi raggiunge!
Uno spostamento d'aria vi getta a terra e vi trascina oltre il valico. È una caduta senza speranza.
Poi un lugubre silenzio si sostituisce al frastuono dei sassi e della neve che rotola. Fai fatica a respirare. È freddo. Molto freddo. La Signora della Vita si prepara ad accoglierti. Una strana sensazione di pace e di tranquillità assorbe l'ultimo pensiero.